Eravamo rimasti ai primi anni Duemila, periodo in cui iniziavo veramente a installarmi in Madagascar aprendo il ristorante Sarabanda a Antsirabe. Anni divertenti e intensi, tanto lavoro durante il giorno e spesso anche fino a notte fonda.

Anni in cui ho creato una rete di amici e conoscenti, amicizie e conoscenze che per la maggior parte durano fino adesso.

E per quello che riguarda nello specifico il turismo ho iniziato a vedere passare da me turisti diversi da quelli che avevamo conosciuto fino a quel momento, turisti che non facevano meri soggiorni mare su qualche spiaggia, ma gente che amava muoversi, viaggiare e conoscere.

La specialità dell’epoca a Antsirabe era la discesa del fiume Tsiribihina: le guide della città cominciavano poco a poco a creare dal nulla una destinazione che divenne il must di quegli anni.

Per anni il mio ristorante era frequentato da guide che erano alla ricerca di turisti che raggiungevano la città di Antsirabe alla ricerca di prezzi migliori di quelli che era possibile trovare nelle agenzie della capitale.

Non esisteva ancora internet come lo conosciamo oggi e tutto era affidato alla Lonely Planet o alla Routard.

Per me fu utilissimo conoscere, parlare e confrontarmi con tutti questi pionieri autodidatti. Cercavo di capire come si organizzavano, discutevamo spesso delle migliori maniere per farsi conoscere e organizzare al meglio il soggiorno, cercavamo di capire insieme come era possibile migliorare questa professione nascente.

Nel frattempo il ristorante era diventato poco a poco un riferimento sulla città di Antsirabe per quello che riguardava la clientela residente, sia quella della città stessa che aveva preso l’abitudine di passare a farsi un aperitivo da me , sia quella del resto dell’isola che aveva Antsirabe come tappa d’obbligo per raggiungere la capitale in macchina.

La rete di conoscenze si ampliò poco a poco anche a albergatori e ristoratori del resto del paese che passavano volentieri per scambiare quattro chiacchere e mangiare una pizza.

L’esperienza del ristorante durò circa 8 anni ma già nell’anno 2007 avevo iniziato a fare altre cose: la famiglia si allargava con l’arrivo delle figlie e la crisi politica aveva ridotto di tanto gli introiti del ristorante.

Trovai in quegli anni un mentore, un investitore seriale francese, arrivato in Madagascar per recuperare un sistemista informatico malgascio che lavorava per una delle sue società e che per problemi di permesso di soggiorno era stato espulso.

Con lui provai diverse attività, dalla web agency al commercio di olio essenziali e prodotti di bellezza bio del Madagascar sia per il mercato interno che per quello internazionale.

La figura del mentore fu importantissima, più importante di un MBA in qualche università.

Mi diede un’idea chiara di quello che doveva essere il mio ruolo come imprenditore e non solo come piccolo artigiano della ristorazione. Collaborare con lui fu una delle cose più importanti per quello che sarebbe stato il mio futuro.

Mi ritrovai a gestire un gruppo di informatici di buon livello e diventai un webmaster dilettante autodidatta: poco codice ma una visione sulla SEO e soprattutto sui social che in quegli anni stavano nascendo che mi aiutò a creare e lanciare i miei siti. Nonostante i diversi successi, mi ricordo il più importante portale di ricerca offerta lavoro per il Madagascar o il più importante e-commerce in Francia di prodotti antincendio, l’esperienza si concluse quando io ormai decisi che il turismo era più interessante per me e il mio socio decise di aprire una scuola di danza caraibica in quel di Majunga.

Ma anche questa esperienza mi permise di apprendere una skill importantissima per il mio lavoro: sapevo creare e gestire un sito, sapevo come funzionava il webmarketing e ero uno dei primi a conoscere i nascenti social.

Il sito MyMadagascar che inizialmente era solo un terreno di esperimenti vari personali e nei primi mesi non era altro che un mero portale di informazioni sul paese si trasformò via via in un sito che vendeva circuiti turistici.

Con la vendita del ristorante avvenuta a metà 2018 a quel punto decisi di dedicarmi a tempo pieno solo al turismo.

Cominciai anche qui senza un capitale. Nè una macchina, nè un ufficio… solo un pc da casa.

A dire il vero non ero sicuro che qualcuno potesse comprare un viaggio da me. La mia idea era che nessuno avrebbe dato migliaia di euro a un perfetto sconosciuto (non esistevano ancora i social come adesso e ancora meno tripadvisor e capire se una persona esistesse veramente non era così facile).

Nonostante questo le prime richieste arrivarono fin da subito e cominciò l’avventura.

Mi ricordo ancora tutti i primi 50 viaggi almeno anche perché all’epoca ero solo io che li accompagnavo.

Onestamente cominciai un po’ spaesato: conoscevo bene il paese, conoscevo gli alberghi, i parchi, le strade… ma una cosa non avevo ancora imparato a conoscere veramente: il cliente.

Conoscevo il turista che veniva nel mio ristorante, conoscevo quello che cercava ma mi mancava il lato cliente: all’inizio fu difficile interfacciarmi con una persona che invece che pagarmi due pizze mi stava dando migliaia di euro per tanti giorni di vacanza.

Stare al fianco dei primi turisti mi servì soprattutto a questo: capire cosa cercavano, capire quello che volevano, capire quali fossero le piccole cose che facevano piacere, riconoscere le differenze tra le aspettative di un giovane di 20 anni e una signora di 70.

Dovetti aggiustare più volte il tiro: per esempio il mio errore principale fu all’inizio prediligere location economiche e offrire a tutti questi hotel; abituato a anni di turisti zaino in spalla ci impiegai qualche viaggio a capire che stavano arrivando nuovi turisti, sicuramente più agiati, per i quali non era un problema spendere 10 o 20 euro in più a notte.

SEGUE…..

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