Ieri sera due guide di Ranohira, il comune in cui è situato il parco nazionale dell’Isalo, mi hanno chiamato informandomi di una tragedia appena capitata.
Mi hanno chiamato perché la guida del parco coinvolta era una persona che aveva già collaborato con me e che stimavo tanto.
In pratica è successo che un gruppo di turisti è stato preso alla sprovvista da un fortissimo acquazzone pomeridiano mentre erano esattamente in un canyon del parco; il gruppo si è probabilmente trovato a che fare con un muro d’acqua formatosi più a monte ed è stato trascinato fino a valle.
Il bilancio è stato il più grave mai avuto nel settore turistico del Madagascar credo da sempre: la guida del parco, l’autista che accompagnava il gruppo e una famiglia comprendente i due genitori e una bambina piccolissima hanno trovato la morte immediatamente a metà del circuito Namaza.
I corpi sono stati recuperati a valle, dove il canyon termina in una vasta risaia ma manca ancora all’appello il corpo della piccola.
Disgrazia inevitabile o mancanza di precauzioni?
Questo ancora non lo so dire; so di certo che una stagione così strana dal punto di vista metereologico non l’avevo mai vista e anche qui a Antsirabe i temporali hanno raggiunto una violenza e un’imprevedibilità mai viste prima. E non contiamo i cinque cicloni in due mesi che mai si erano visti nei quasi 30 anni in cui ho abitato qui.
La guida Lova era una guida esperta che lavorava al parco fin da quando aveva aperto; scuramente era una guida conscia dei rischi di ritrovarsi in mezzo a un canyon durante un temporale.
Mi era già successo di vedere gli effetti di uno scroscio improvviso quando si è circondati da rocce che non sono fatte per tenere o rallentare l’acqua piovana e soprattutto in spazi angusti.
L’acqua in pochi secondi era salita a 20 cm senza che nessuno lo prevedesse; il terreno era diventato scivoloso e la situazione vi assicuro non era facile.
Qui è dovuto succedere qualcosa del genere ma con una violenza difficilmente preventivabile.
Ci sono due passaggi un po’ pericolosi al parco dell’Isalo e sono sicuro che il dramma sia avvenuto in uno di quei due passaggi.
Il problema però rimane uno: da quello che ho capito il gruppo era in cammino molto dopo mezzogiorno e questo credo sia stato l’errore fondamentale.
L’Isalo ormai lo conosco da anni e nella stagione delle piogge i temporali sono quasi inesistenti al mattino; in questo caso non si parte mai per l’escursione.
Invece anche in questa stagione è possibile visitarlo prendendo la precauzione di partire molto presto, anche all’alba, accordandosi con la guida e comprando il giorno prima i biglietti; ma soprattutto evitando di ritrovarsi ancora in mezzo al parco dopo l’una del pomeriggio.
Quello in genere è l’orario limite in cui l’umidità si condensa sulle cime del massiccio e crea degli scrosci che in quell’ambiente possono essere pericolosi.
Non so onestamente cosa abbia spinto questo gruppo a restare più del dovuto al parco nonostante il tempo non fosse dei migliori, soprattutto con una bambina che doveva avere meno di due anni.
La montagna e soprattutto i canyon sono molto pericolosi in caso di tempo non perfetto e la tragedia del torrente Raganello del 2018 in Calabria ce lo ha ricordato anche in Italia.
So che è un periodo in cui tutti voglono venire, nonostante fino ad inizio aprile si sappia che il fattore meteorologico sia a rischio.
So benissimo che dopo due anni senza viaggiare si voglia fare qualcosa magari più del dovuto.
Ma un consiglio: ascoltate le guide, cercate di capire bene quando c è un rischio; so che la cultura malgascia crede sia scortese dire un no a un cliente; ma fate lo sforzo di capire anche da soli che a volte sia meglio perdere un’escursione a causa di un temporale piuttosto che lasciarci le penne.