Sono arrivato dal mare nella splendida baia di Anakao e giusto al confine sud del villaggio di pescatori, sulla spiaggia, è impossibile non notare una lunga staccionata composta da enormi matite colorate, i cui colori sgargianti ricordano quelli dell’arcobaleno; circondate da alte mura in pietra con merli a coda di rondine. Dietro di esse una alta torre sempre in pietra e sempre merlata ghibellina domina la situazione in un contesto di costruzioni eclettiche, una diversa dall’altra.
Ne sono rimasto subito incuriosito, e ho deciso di andare a vedere di cosa si trattasse.
Al centro delle matite si erige un portale composto da un cartello che oscilla al vento sorretto da catene con una scritta Peter Pan in corsivo; non mi sfugge che la A, nella scritta è finemente cerchiata, manifestando l’effige dell’anarchia; accanto al cartello due grosse ossa, lunghe circa 5 metri completano il quadro, mi sara’ poi spiegato che sono le mascelle di una grossa balena, fossilizzate e schiarite dal tempo.
Attraverso il portale e sulla destra, su una grossa costruzione in pietra e legno leggo la scritta ristorante e inizio a capire di trovarmi in un hotel.
Dal ristorante uscivano le note di una nota canzone di Lou Reed, ed entrando vengo accolto da un ragazzo sulla trentina, vestito con abiti insoliti ed eleganti, leggermente truccato, lui è Dario, uno dei due proprietari, che, in italiano, mi chiede se avessi bisogno di una camera. Effettivamente avevo bisogno di un alloggio e dato che pensavo di trascorre qualche giorno ad Anakao, accetto la cortese proposta di visitare il luogo per valutare le differenti opzioni di soggiorno.
Dario mi conduce alla scoperta del suo regno quindi lo seguo, e usciti dal ristorante giriamo attorno ad una grossa costruzione a tre piani, che mi viene spiegato essere il Palazzo Pinne Gialle, dove sono situare le tre suite piu’ belle dell’hotel. Al primo piano un enorme appartamento è l’opzione famigliare, con diversi letti disposti in camerette semiseparate fra loro, un sontuoso bagno, ed un enorme salone con divani e una grossa tavola rotonda al centro.
Nel retro del palazzo, una grossa scala elicoidale porta ai piani superiori meno grandi, dove al secondo piano, dietro a un grosso balcone vi è una stanza con un letto enorme ed uno singolo, dal balcone il panorama è eccezionale poiché da l’idea di dominare la baia. Riprendiamo la scala per raggiungere il punto più alto dell’hotel; il panorama diventa incredibile, a 360 gradi, sul mare e sulle terre che si perdono alla vista di lunghe e basse colline. La cameretta al terzo piano è molto graziosa, con un balconcino. Una fender stratocaster è incatenata sopra la porta del bagno.
Tutte le camere del palazzo dispongono di sontuose sale da bagno, con docce correnti calde, wifi, e luce 24/24.(ad Anakao nessun’altro hotel offre tutti questi servizi).
Ci dirigiamo poi dall’altra parte, dove in un giardino ben curato, sempre sulla spiaggia, sono sparsi dei bungalow, alcuni su due piani, e altri rotondi, che possono facilmente ricordare le casette dei puffi. Molto carini anche se ovviamente non sono a livello del palazzo anche a livello di servizi, infatti pur disponendo di luce e corrente 24/24, hanno le docce correnti e fredde e non dispongono del wifi, che è comunque disponibile gratuitamente giorno e notte nell’area comune.
Infine attraversiamo il terreno allontanandoci dal mare di una cinquantina di metri; fra la folta vegetazione compaiono un pugno di casette in paglia, con i servizi in comune.
Ovviamente decido di alloggiare al terzo piano del palazzo, che ha comunque un prezzo molto moderato essendo in Madagascar.
Non c’erano molti altri ospiti, giusto un paio di coppie olandesi molto discrete e riservate.
Quella sera a cena, chiedo vengo invitato alla tavola dove Valerio e Dario si stavano dividendo una pizza e una birra. Essendo solo accetto l’invito di buon grado, Dopo aver ordinato del pesce al cartoccio che spiccava sulla lavagna dei piatti del giorno, chiedo una birra.
Chiacchierando le domande nacquero spontanee, e i due ragazzi ebbero piacere di rispondermi, spiegandomi che arrivarono in questo luogo circa nove anni fa e dopo aver comprato il terreno, sul quale non c’era nulla, iniziarono a costruire quello che ora è il celebre Hotel Peter Pan di Anakao.
Mi raccontarono di innumerevoli difficolta’ iniziali, che andarono risolvendosi negli anni, con pazienza e tenacia, ed una maggiore comprensione di una realtà che quando arrivarono, non conoscevano assolutamente. Basta immaginarsi che decisero di trasferirsi qui, dopo aver visionato la zona su Google Earth… Potremmo parlare di una forma di follia lucida e produttiva.
Nel mentre lo stereo emette musica new wave a volume abbastanza sostenuto, quindi, ancora incuriosito inizio ad osservare gli infiniti dettagli che decorano la sala ristorante, una specie di stile piratesco post moderno.., una bandiera dei pirati accanto ad una grossa foto scolorita di Fidel Castro, foto dei proprietari e dei dipendenti mischiati a numerose foto che ritraggono la vita e le gesta di Che Guevara… un alternarsi di foto di William Burroughs, Billy Idol, Lou Reed, David Bowie ecc. Documenti incorniciati di titoli nobiliari acquisiti e altri strani documenti di strana natura, Un cranio enorme sul bancone e varie ossa alle pareti , che Valerio mi spieghera’ essere le ossa di fossili di un ippopotamo nano preistorico del Madagascar, specie estinta da migliaia di anni. tantissimi altri particolari, dettagli e simboli in certi casi anche vuotamente contraddittori, impressionante… Accanto al banco una biblioteca molto interessante propone scritti di varia natura che spiegano molte cose sulla natura di questo luogo.
Nel mentre la cena è servita come anche nei giorni che seguirono tutto era delizioso e impeccabile.
E’ stata un’esperienza unica che consiglio a chiunque abbia un’apertura di vedute tale da poterla cogliere nella sua vera essenza.