È stato un anno emozionante. Cominciato non con i migliori auspici e temendo un’altra annata bianca causa covid; i primi due mesi dell’anno avevano dato segni negativi da alcuni punti di vista e la mia personale opinione era ovviamente che anche il 2023 sarebbe saltato o comunque ci sarebbe stata che una parziale riapertura. La mia idea in verità era che fino ad agosto le difficoltà a muoversi sarebbero state parecchie e si sarebbe riaperto al turismo veramente solo dopo la stagione estiva, permettendo sì di viaggiare, ma con vincoli e a un costo che avrebbero scoraggiato anche i turisti più motivati. Io poi aggiungevo il mio timore che specialmente gli italiani avessero dimenticato la bellezza di uscire dall’Europa dopo essersi trovati spesso bene durante le vacanze casalinghe nei due anni precedenti.

Molti dei miei amici che vivono in Italia si erano comunque dimostrati sorpresi da quanto comunque fosse bella e sottovalutata l’Italia dagli italiani stessi e mostravano di aver gradito chi il loro viaggio chi la propria vacanza sugli italici lidi (solo adesso. mi rendo conto di quanto i mesi passati in casa possano aver influenzato la valutazione).

Ma già in marzo i vincoli erano iniziati a scemare anche se in Madagascar rimaneva un incredibile muro di gomma intorno al fatto che vigesse una forse esagerata quarantena, richiesta all’arrivo, che durando 48 ore riduceva di molto l’interesse del paese; soprattutto a fronte dei paesi vicini che si erano mossi velocemente nel riaprire le porte al turismo.

In effetti nei primi sei mesi dell’anno pochissimi avventurosi avevano osato raggiungere l’isola rossa e altri pochi avevano scommesso su una riapertura già per agosto facendo delle prenotazioni. Forse più coraggiosi questi ultimi dato che la situazione era incompleto divenire e nessuno sapeva leggere la sfera e predire cosa sarebbe successo nei mesi successivi.

L’aver poi tolto invece la quarantena e ancor più la situazione che andava verso la stabilizzazione in quasi tutto il mondo avevano dato un po’ il liberi tutti verso il mese di giugno.

Così in quattro e quattr’otto siamo stai sommersi da un numero anomalo di richieste per agosto: la voglia di uscire e scoprire alla fine era tanta e anche qui. Ma luglio e agosto sono stati mesi anomali per il turismo, specialmente in Madagascar.

Si comincia con il sistema di smistamento bagagli europeo che va in panne, subito dopo gli scioperi corredati da una mancanza di personale strutturale, segue il diluvio universale sulla costa est in agosto, l’equivalente di neve a Taranto in pieno luglio. I test ancora richiesti prima della partenza che a volte sono positivi e quasi sempre asintomatici: in pratica il primo mese è stato un codice rosso per noi in ufficio cercando di ritrovare e spedire valigie, spostando viaggi causa tamponi positivi, cambiando macchine distrutte da due anni di mancata manutenzione e piste allagate e già in pessimo stato.

Dal sogno di poter fare una bella alta stagione a un incubo da venti ore di lavoro… Per fortuna verso fine mese tutto era rientrato nella normalità: niente più tamponi prima della partenza, problema dei bagagli risolti e nessun nubifragio inaspettato.

Restava un po’ il problema degli hotel che dopo due anni di chiusura avevano difficoltà a trovare il personale valido che aveva ovviamente trovato lavoro altrove e stare al passo con una manutenzione sempre maggiore.

Da lì in poi, e parlo di settembre ottobre e novembre siamo tornati tutti a lavorare perfettamente e normalmente; per fortuna!

E sono anche riuscito a assentarmi quasi tre settimane tra settembre e ottobre per un viaggio in Italia e una discesa perlustrativa su un nuovo circuito.

Ed eccoci arrivati quasi a dicembre, intento a pensare cosa fare nel 2023.

Intanto il grande progetto sui circuiti mineralogici: è stata la mia prima attività qui in Madagascar ma essendo un lavoro fatto più per amici e amici di amici non ho mai pensato di strutturarlo veramente; l’obiettivo è quindi di uscire entro febbraio con un sito, un’offerta con tre o quattro tipologie di viaggio a partenza fissa per dei gruppi fino a 20 persone.

Ci sarà anche un’integrazione dei nostri viaggi verso qualcosa di più esperienziale: se fino ad oggi stava alla creatività e all’iniziativa delle singole guide proporre delle esperienze diverse dalla classica visita del parco o della città, vorrei che per l’anno prossimo queste cose siano integrate in maniera organica nei viaggi. Sono cose che abbiamo sempre proposto e spesso hanno fatto la fortuna dei nostri viaggi. ma è vero che non erano mai state strutturate e ancor meno messe in valore.

Poi c’è da studiare veramente le nuove possibilità che le vie stradali e fluviali riaperte o create dal nulla ci stanno dando: un esempio è la parte meridionale del canale di Pangalanes, che per più di 30 anni era chiusa: posti splendidi ancora mai visitati dai turisti. Serve un serio lavoro per preparare qualcosa da quelle parti che sia apprezzato anche dai turisti e viste le strutture esistenti sarà un lungo lavoro.

Più facile invece sarà organizzare la costa nord est del Madagascar, la costa della vaniglia che da alcuni mesi è facilmente raggiungibile da Nosy be.

Rimane l’atroce dubbio dei gruppi soprattutto per il periodo estivo e magari la collaborazione con qualche selezionata agenzia viaggi italiani; collaborazione non sporadica come avviene attualmente ma magari in maniera più strutturata e regolare.

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